Le prime ricerche di minerali nelle valli Chisone e Germanasca risalgono probabilmente ad un periodo molto lontano, anche se non ne è stata tramandata documentazione attendibile. 

Tra le attività di maggior rilievo, sicuramente da annoverare le cave della Val Germanasca, che sin dal XVesimo secolo producevano marmo di ottima qualità, destinato a monumenti e palazzi di Torino (facciata del Duomo, colonne di Palazzo Reale, Villa Reale di Racconigi, statue della facciata di Palazzo Madama, ecc…). Anche l’estrazione di diorite dalle cave di Malanaggio (Porte) e Perosa Argentina ottenne un notevole successo, così come avvenne per la calcopirite proveniente dalle miniere del Bet, nei comuni di Massello e Pragelato. Fu tuttavia l’estrazione della grafite ed in primis del talco a costituire il fulcro dell’attività estrattiva: attività che perdura ancora oggi con la produzione di una varietà di talco pregiatissima, il famoso “Bianco delle Alpi”.

Nel 1780 il Consiglio Generale delle Comunità della Val Chisone, riunito a Fenestrelle, su invito dell’Intendente della Provincia, al fine di far rispettare le Reali Patenti del 28 aprile, assunse con propria deliberazione la regolamentazione dell’estrazione della “Terra ou Pierre de Craye” (talco). Per circa un secolo l’estrazione del talco avvenne solamente in corrispondenza di affioramenti del minerale stesso, con scavi a cielo aperto di modesto sviluppo, lasciati ad iniziative “a conduzione familiare”. Nel 1859 la Legge Sarda portò ad una svolta, iscrivendo il minerale tra quelli soggetti al regime delle cave attribuendo la proprietà delle ricchezze del sottosuolo ai legittimi proprietari del terreno sul quale il giacimento aveva sede. La moltitudine di imprenditori che si cimentò in questa avventura mineraria fece sì che nell’arco di qualche decennio la situazione divenisse quasi insostenibile: i cantieri erano tra loro così vicini e l’estrazione così caotica, che spesso sorsero controversie di difficile risoluzione tra le parti.

Tra i pionieri che diedero il maggior impulso all’estrazione si annoverano: la signora Rostagno di Perrero, che aprì brevi gallerie di ricerca nelle zone di Malzas e Crosetto e fece costruire un mulino per il talco; la compagnia Baldrac, il cav. Francesco Alliaud, il conte Brayda ed il signor Sery, i geometri De Giorgis ed Elleon, l’avvocato Carlo Gay, il signor Eugenio Juvenal, i fratelli Giuseppe, Giovanni e Cirillo Tron, gli inglesi Pathé Bouvard ed Huntriss ed infine la “Società Internazionale de Talc de Luzenac”. Inoltre nell’area di Fenestrelle operarono le ditte Challier, Martin e Martelli; a Pragelato le ditte Ponzet, Marcellin, Challier e C.; a Prali le ditte Fedele Francesco e C., Ghigo, e Griglio; a Roure le ditte Jourdan e Cullati, a Salza la ditta Berthelot e C.

A partire dal 1885 iniziò una fase di acquisizione delle ditte minori da parte di quelle più solide, con la cessione delle pertinenze del signor Sery al conte E.Brayda. Il 27 agosto del 1887, al fine di intensificare lo sfruttamento delle miniere, alcuni concessionari, tra cui il conte di S.Martino, l’inglese Huntriss e lo stesso Brayda costituirono la “Anglo Italian Talc and Plumbago Mines Company” con sede a Liverpool. Furono gli anni delle grandi innovazioni infatti, proprio sul finire del secolo, grazie ad un ardito progetto del conte Brayda venne attuato il progetto “Gran Courdoun”, con lo scopo di collegare i cantieri di alta quota (Sapatlé e Malzas – in comune di Prali e Perrero) con la strada carrettabile di fondo valle. Degli stessi anni la realizzazione di un impianto industriale per la macinazione dei minerali (Mulino di Malanaggio a Porte). Contemporaneamente i disaccordi tra italiani ed inglesi sulle linee di gestione della Società si fecero insanabili, soprattutto in seguito alla costruzione del “Gran Courdoun” ritenuto eccessivamente grandioso dai soci di oltre-manica: nel 1902, dopo aver licenziato in tronco i direttori Martino e Brayda, lo stesso Huntriss assunse la direzione delle miniere, coadiuvato da un tecnico di sua fiducia, il Ragionier D.Sartorio. Per anni il prodotto principale della Società (che continuò la sua espansione mediante le acquisizioni delle ditte Vinçon e Berthelot) fu appunto la grafite, ma nel 1907 alcuni imprenditori austriaci, disturbati dalle importazioni italiane (soprattutto in Germania), proposero, tramite il banchiere Roberto De Fernex, l’istituzione di una nuova Società.

 "Gran Courdoun - Tratto di decauville a traino animale (Prali)" 

  "Miniere di Sapatlé (Prali)"

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